Etapa 3: Vega de Comeya - Cuadonga/Covadonga

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GR202 - Itinerario della Riconquista - Tappa 3

Informazioni
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Tappa 3: Vega de Comeya - Cuadonga/Covadonga
GPS: 43.28220414091164, -4.982706257317592

Vega de Comeya - Covadonga

Vega de Comeya - Covadonga 9,2

La Vega de Comeya si trova sul versante settentrionale del massiccio occidentale dei Picos de Europa, o Picos del Cornión, immediatamente a nord dei laghi di Covadonga.

Si tratta di una depressione chiusa, di circa 1,2 km2 , delimitata a sud e a ovest da scarpate calcaree e a nord da una leggera cresta modellata su rocce di quarzite. Il fondo di questo bacino è praticamente piatto ed è solcato da un piccolo torrente che scompare in una dolina o "ponor" situata all'estremità nord-occidentale. È attraversato da una torbiera, dove si trovano piante carnivore e vegetazione di torbiera e un abbondante campionario di anfibi, e dove c'era un'attività estrattiva di manganese legata alla Buferrera, dove il minerale veniva decantato in grandi vasche prima di essere trasportato a Covadonga. Si possono ancora vedere i resti della fabbrica e delle baracche, come La Concentradora e anche le torri del cavo aereo dove il minerale veniva calato per la lavorazione.

Nel 1958, la Compañía de Minas de Covadonga concluse l'attività estrattiva nella zona della Buferrera; tuttavia, a partire da quella data, iniziò a recuperare il mercurio presente nelle discariche per mezzo di bacini di decantazione installati nella Vega de Comeya. Per migliorare l'estrazione di questo minerale liquido, fu addirittura allestita una laveria a caminetto. Una volta in pianura, dobbiamo avvicinarci alle pareti verticali del Paré del Arcu, situato a sinistra della pianura, fino a trovare la sorgente dell'acqua Jupioru, che nasce da una grande fessura nella roccia. Continuiamo a salire sulla collina a sinistra, senza proseguire lungo il sentiero che ci porterebbe prima al versante di La Huesera, poi alla Cruz de Priena e quindi a Covadonga.

Una volta sulla strada, si gira a sinistra e si sale per qualche metro fino all'ovile Teón, dove c'è un sentiero sulla destra; si lascia la strada dei Laghi e si prende il sentiero sulla destra, che scende verso l'ovile Fana, dove c'è una piantagione di alberi completamente circondata da un muro di pietra.

Proprio quando la pista compie una curva di 180º a sinistra, la abbandoniamo per proseguire lungo il piccolo canale di Vega Jondos, che ci porta su una collina da cui si gode una bella vista sulla valle di Las Traviesas, stretta tra un faggeto e una parete rocciosa. Scendiamo verso il fondo della valle, sempre restando sulla parete di destra, arrivando vicino a una sorgente dove inizia la salita alla ricerca del passo di La Bobia, anticamera del colle Severin, dove si trova l'omonimo ovile e dove alla fine del colle si ha una vista sull'ovile di Las Mestas. Scendiamo la Cuesta del Pandal alla ricerca del fiume Las Mestas. Continuando la discesa attraverso il prato erboso, punteggiato da occasionali boschetti di agrifogli, ci troviamo al centro di uno di questi con il bivio a destra del sentiero che ci porta alla strada dei laghi, attraverso l'ovile Les Yaceries. La discesa prosegue alla ricerca del fondovalle dove scorre il fiume Las Mestas.
Una volta in prossimità, il percorso svolta a destra per continuare a costeggiare il fiume, che attraversiamo due volte per raggiungere un cancello, punto di ingresso alla Vega de Orandi.

La Vega de Orandi è uno di quei luoghi magici dell'orografia asturiana, una valle senza uscita formata da un fiume che finisce per immergersi in una grotta carsica, attraversata dal fiume Deva, il cui nome rimanda a un'origine divina, quella della dea cantabrica mater Deva. L'acqua del fiume raggiunge una grotta di origine carsica, attraverso la quale si infiltra producendo un forte rumore fino a ricomparire a circa 800 m sotto la Santa Cueva de Covadonga (Grotta Santa di Covadonga). Il sentiero continua a salire a destra della dolina, circondato da biancospini e noccioli, fino a raggiungere il passo di Orandi, per poi scendere lungo un percorso tortuoso sotto un bosco di faggi con tigli, frassini, agrifogli, ecc.

Le cronache raccontano, con quel carico di fantasia che ingigantisce le storie perdute nel tempo, che un condottiero asturiano di nome Pelayo, al comando di un gruppo di montanari e asturiani, riuscì a sconfiggere le fino ad allora invincibili truppe musulmane, guidate da Alkama, nella mitica battaglia di Covadonga. Era il 722 d.C. e Pelayo fu nominato primo monarca del Regno delle Asturie. Fu l'inizio della Riconquista e della venerazione del sito reale di Covadonga.

Oggi, le due torri della Basilica sono la prima immagine di Covadonga per i pellegrini, indipendentemente dal percorso seguito per raggiungerla. Ogni anno migliaia di fedeli e turisti si recano alla Grotta Santa, una grotta naturale incastonata in una rupe del Monte Auseva, per vedere la Santina, situata in una grotta dove si trova la tomba del re Pelayo e di sua moglie, di fronte all'incisione della Vergine. La grotta è anche un ottimo balcone da cui guardare il laghetto sottostante, in cui scintillano centinaia di monete che rappresentano illusioni e desideri. Dall'interno della rupe, proprio sotto la cappella, emerge il fiume Deva sotto forma di una bella cascata, che smuove le acque di questo bacino artificiale e alimenta la Fontana delle Sette Cannelle, dalla quale la leggenda narra che le donne che bevono dalle sette cannelle si sposano entro un anno. Si possono scendere le scale che portano alla fontana, su cui alcuni fedeli preferiscono salire in ginocchio in segno di promessa.

Testi: Antonio Alba Moratillas (Editorial Prames)