Indietro Oviedo, la prima capitale del Cammino di Santiago

Oviedo, la città d'origine del Cammino di Santiago
Oviedo, capitale delle Asturie, è anche il "chilometro zero" di un percorso spirituale unico al mondo: il Cammino di Santiago.
Oviedo/Uviéu ha l'onore e il valore di essere l'origine, il punto di partenza o, come spesso si dice in tono colloquiale, il "chilometro zero" di un percorso di spiritualità, il Cammino di Santiago, che ha segnato la storia del mondo e che oggi più che mai, dopo più di mille anni, attira migliaia e migliaia di pellegrini.
Non si può dire che tutti i cammini siano nati a Oviedo/Uviéu, ma si può affermare che tutti i percorsi che oggi portano a Santiago de Compostela sono partiti dal capoluogo asturiano. Alle porte della cattedrale, una targa ricorda che il re Alfonso II partì dallo stesso luogo, all 'alba del IX secolo, per quello che è considerato il primo pellegrinaggio a Compostela. Si tratta di una pietra miliare ben nota e trattata in un gran numero di studi storiografici, ma che, per varie ragioni, non era entrata a far parte del subconscio collettivo della città fino a tempi molto recenti. La dichiarazione del percorso seguito da quel remoto monarca asturiano, il cosiddetto Cammino Primitivo, come Patrimonio dell'Umanità da parte dell'Unesco ha fatto sì che Oviedo/Uviéu stia attualmente vivendo un gioioso ricongiungimento con il suo status di punto di partenza del Cammino di Santiago.
Una storia lontana e attuale
La storia - o la leggenda, perché entrambe si fondono e si intrecciano a formare un labirinto in cui non è sempre facile trovare una via d'uscita - ebbe inizio quando un eremita di nome Paio scoprì nella foresta di Libredón, nella Gallaecia profonda, una tomba che il vescovo Teodomiro, prelato di Iria Flavia, identificò come appartenente all'apostolo San Giacomo. Quando la notizia fu comunicata alla corte, che allora si trovava a Oviedo/Uviéu, il re volle recarsi sul posto per vedere con i propri occhi la scoperta. Non è documentato l'itinerario specifico, ma la logica vuole che dovesse percorrere la strada romana che collegava Lucus Asturum (Lugo de Llanera) con Lucus Augusti (Lugo) e che una volta lì dovesse prendere la strada che portava a Bracara Augusta (Braga), passando per Iria Flavia (Padrón). Si sa che fece costruire una chiesa sui resti apostolici e che, dopo la sua morte, cominciarono a comparire testimonianze di viaggiatori che avevano deciso di seguire le sue orme su quello che era il primo dei tanti Cammini di Santiago che sarebbero stati tracciati nei secoli successivi.
Fu proprio l'utilizzo di questi percorsi meno faticosi, in quanto attraversavano territori molto più accessibili, e soprattutto il boom vissuto a partire dal XIII secolo dal cosiddetto Cammino Francese, a far sì che il Cammino Primitivo venisse gradualmente relegato nelle preferenze dei camminatori. Anche nella memoria dei territori attraverso i quali passava il suo percorso. Anche se di tanto in tanto alcuni pellegrini furono incoraggiati a intraprendere l'avventura da soli, si può dire che le Asturie voltarono le spalle a una tradizione che, stranamente, cominciò a essere loro estranea.
Un Signore chiamato San Salvatore
Le cose sono cambiate e sia la città che la comunità autonoma hanno cominciato a credere nel loro coinvolgimento nel fenomeno giacobino. Le prove, invece, non sono mai mancate. A Oviedo/Uviéu è sempre esistita la cattedrale del Salvador, con la bella Camera Santa nel cui apostolato molti vedono la mano di un discepolo del maestro Mateo, e gli oviedesi sono sempre stati affezionati al detto che "chi va a Santiago e non va dal Salvatore, visita il servo e lascia il Signore". La basilica conserva infatti una superba immagine romanica del Salvatore, considerata iconica, che continua a ricevere ai suoi piedi, a distanza di tanti secoli, i pellegrini che intraprendono il cammino verso Compostela. Questa non è l'unica attrazione di un tempio che, oltre alla sua importanza religiosa, custodisce tra le sue mura molteplici tracce che ci permettono di ripercorrere la storia delle Asturie attraverso l'esame delle sue pietre. Nella Cappella del Re Casto, ad esempio, si trova il Pantheon Reale che un tempo dava significato alla scomparsa chiesa preromanica di Santa María, e c'è il sarcofago paleocristiano di un certo Itatius di cui si sa solo che morì in giovane età. La splendida cripta di Santa Leocadia, il suggestivo cimitero dei pellegrini o la maestosa sala capitolare - senza dimenticare la magnifica torre gotica, che Clarín descrive all'inizio de La Regenta con parole tanto memorabili quanto audaci - sono altri elementi che conferiscono una particolare identità a questo punto in cui il Cammino Primitivo inizia la sua avventura.
Oviedo, una città dove lo spirito giacobino è nell'aria
Ma non è consigliabile iniziare subito, perché per capire le cose bisogna prestare attenzione al tempo e al luogo in cui hanno avuto origine, e una visita ritardata di Oviedo/Uviéu ci permette ancora di sentire di tanto in tanto gli echi delle Asturie che prendono forma come realtà politica indipendente in una penisola iberica dominata dall'Islam e che inviano ambasciatori alla corte di Carlo Magno nello stesso momento in cui abbozzano il primo disegno di quella che poi diventerà la "strada principale d'Europa", per usare la fortunata definizione di Goethe. La bella chiesa di San Julián de los Prados - è quasi miracoloso che sia arrivata fino ai giorni nostri - è forse il miglior esempio della vocazione e del senso dello Stato di quell'Alfonso II che volle fondare in questa enclave settentrionale una nuova Toledo da cui recuperare lo splendore perduto della cristianità. A pochi chilometri di distanza, sulle pendici del Naranco, il palazzo di Santa María e la chiesa di San Miguel testimoniano il massimo splendore che la sempre sorprendente arte asturiana poteva conoscere. La fontana di Foncalada, il palazzo di La Rúa o il tempio dei Domenicani, che appaiono mentre si cammina costantemente per il centro della città, conservano l'impronta di una Oviedo/Uviéu medievale le cui tracce possono essere completate nelle sale del Museo Archeologico delle Asturie, situato nelle antiche stanze del monastero di San Vicente, le cui finestre furono aperte da Padre Feijoo affinché la luce dell'Illuminismo potesse entrare attraverso di esse.
Un'eredità per l'umanità
Oviedo/Uviéu, che per molto tempo ha vissuto e goduto di tutta questa eredità in silenzio, come se non osasse esternare e diffondere le sue glorie passate, è un po' perplessa per la crescente presenza di pellegrini nelle sue strade. Non è un fatto isolato: tutti i paesi sparsi lungo il Cammino Primitivo parlano di un boom che è ben lungi dall'aver raggiunto il suo apice, anche se nessuno vuole correre il rischio di un eccessivo sfruttamento. I camminatori più esperti spiegano che questo successo inaspettato è dovuto, in primo luogo, alla bellezza del percorso e, in secondo luogo, al fatto che tra tutti gli itinerari storici giacobei è l'unico che può essere percorso per intero (dall'inizio alla fine, dall'alfa all'omega) in circa quindici giorni. C'è una terza ragione: la natura incontaminata del paesaggio e del pellegrinaggio stesso, molto meno affollato di altri e, quindi, lontano dagli eccessi del turismo. Secondo alcuni, la grande virtù del Cammino Primitivo sta nel mantenere quasi intatto quello che doveva essere lo spirito originario dei primi cammini verso la tomba di Compostela. Quelli che avevano il loro chilometro zero a Oviedo/Uviéu e che hanno finito per costituire uno dei grandi fenomeni culturali dell'Europa occidentale.

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