Castro de Mohías

Tuttavia, i suoi scavi iniziarono solo nel 1968, quando Jesús Martínez Fernandez, inizialmente in collaborazione con Juan Manuel Junceda Avello, poi da solo, realizzò diverse campagne archeologiche che produssero, tra gli altri dati, la prima datazione al carbonio-14 di un castelliere asturiano, i cui risultati furono pubblicati in articoli e libri successivi.

Dal 1971 in poi, i ricercatori Emilio Olávarri, Francisco Jordá con Javier González-Tablas ed Elías Carrocera si sono succeduti in lavori occasionali senza continuità. Dal 1989 non sono più stati effettuati scavi.

L'insediamento si estende su un ampio altopiano tagliato a nord e a ovest dal torrente Jarrio. A sud, il suo fianco più vulnerabile, l'insediamento era protetto da diverse linee di fossati, profonde trincee scavate nella roccia, le cui dimensioni originali sono visibili in una di esse, facilmente distinguibili dal visitatore lungo il percorso che conduce al recinto interno. Un muro perimetrale completava la fortificazione del castro.

Gli scavi hanno portato alla luce una ventina di costruzioni all'interno del recinto fortificato, tra le quali si distinguono edifici di tradizione locale, caratteristici dell'Età del Ferro (pianta curvilinea) insieme ad altri adattati a modelli costruttivi tipici dell'epoca romana (capanne con pareti rettilinee e diversi ambienti separati da tramezzi interni). Nel complesso, gli edifici sono disposti secondo una disposizione adattata alla cintura difensiva.

All'interno sono stati scoperti focolari, mortai realizzati su blocchi di granito simili a quelli conosciuti a Coaña e abbondante materiale ceramico, a riprova dell'occupazione dell'insediamento nei secoli immediatamente precedenti e successivi al cambio di epoca. La ceramica indigena proveniente dagli scavi di Jesús Martínez sembra indicarlo.

La sua occupazione durò dal I al II secolo d.C. e non ci sono prove certe della sua occupazione in epoca altomedievale.